DISGRAFIA E DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO DEL GESTO GRAFICO

La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento che incide sulle funzioni fondamentali della scrittura.

Si può manifestare in vari modi quali la scarsa leggibilità della grafia, la lentezza, la disorganizzazione delle forme e degli spazi grafici, lo scarso controllo del gesto, confusione e disarmonia, rigidità e difficoltà nell’atto scrittorio con presenza, a volte, di crampi o dolori muscolari.

COME SI MANIFESTA?

In genere, un individuo disgrafico incontra le prime difficoltà già a partire dalla scuola dell’infanzia che per ovvie ragioni diverranno più importanti all’inizio della scuola primaria, dove l’impegno grafo-motorio richiesto è maggiore. Il bambino dovrebbe aver acquisito alla scuola dell’infanzia la padronanza dello strumento grafico e la capacità di gestirlo con una certa precisione.

Qui di seguito alcune manifestazioni:

  • In età prescolare, i bambini mostrano una certa riluttanza a scrivere e a disegnare. Inoltre, rispetto ai coetanei, non amano per niente disegnare. Impugnano con difficoltà e disegnano con una pressione spesso troppo marcata che affatica la mano del bambino. I disegni sono meno evoluti e le forme sono piuttosto imprecise e tremolanti e nella coloritura alternano una pressione più leggera ad una più pesante.
  • In età scolare, i bambini impugnano male e spesso sentono dolore per il maggior sforzo nell’attività grafica, faticano ad apprendere la forma e la direzione delle lettere, si perdono nello spazio, rendendo così confuso il compito scritto.
    Se riescono a scrivere, lo fanno in maniera spesso illeggibile; mescolano il carattere corsivo con quello stampatello, molti rimangono fermi allo stampatello e rinunciano al corsivo; hanno problemi spaziali e non riescono a rispettare le righe dei quaderni; scrivono variando continuamente la grandezza delle lettere e rimangono fermi alla funzione esecutiva perdendo così l’attenzione per l’ortografia e il contenuto della frase.
  • In età adolescenziale, impugnano male e cercano di scrivere il meno possibile. Scrivono soltanto frasi semplici, spesso solo in stampatello. Commettono molti errori grammaticali e sono più lenti. Preferiscono scrivere al computer.

 

Alcuni esempi di difficoltà del gesto grafico alla scuola primaria:

Nonostante la riga disegnata come linea di base il bambino non riesce a rispettarla.

Disomogeneità nella pressione: lettere più marcate di altre.

Scrittura corsiva in cui non è stata appresa la corretta direzionalità e continuità del gesto grafico, le forme sono ammaccate e non seguono la spazialità richiesta dal foglio.

 

QUANDO E COME AGIRE PER CAPIRE SE SI TRATTA DI UNA DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO OPPURE DI UN DISTURBO

Fondamentale è agire il prima possibile, in un’ottica di prevenzione già alla scuola dell’infanzia per insegnare al bambino i giusti comportamenti grafici che diversamente potrebbero determinare scritture ed impugnature disfunzionali.

È sconsigliabile quindi rimandare il problema alla scuola primaria poiché il bambino automatizza l’impugnatura sul finire dalla scuola dell’infanzia e se non ha appreso le basi del corretto gesto grafico quasi certamente incontrerà grosse difficoltà anche negli anni successivi, anche con un massiccio allenamento.

La scuola dell’infanzia dovrebbe insegnare la corretta impugnatura e il corretto gesto grafico, insegnare la corretta direzionalità delle forme geometriche che inizialmente il bambino utilizzerà per disegnare prima e per scrivere in stampatello poi.

Ricordiamoci che ogni bambino potrà essere libero di esprimere tutta la sua creatività solo se avrà imparato le basi di un comportamento grafico corretto ed appreso da un insegnamento specifico ed intenzionale.

Il recupero dei prerequisiti dovrebbe essere fatto il prima possibile poiché con l’aumento delle attività e delle richieste scolastiche il bambino potrebbe faticare eccessivamente nello sviluppo delle abilità fino ad arrendersi e/o demoralizzarsi.

 

DUE APPROCCI PER AFFRONTARE IL PROBLEMA

Oggi la disgrafia e le difficoltà di apprendimento sono affrontate in modo diverso dal punto di vista educativo e medico.

Per l’educatore il problema deriva da mancati apprendimenti; per il medico, invece, si basa su problematiche innate e poco o per nulla modificabili.

Sfortunatamente solo in pochi vedono questi due approcci in una sequenza temporale e logica in applicazione alle disposizioni della Consensus Conference (si legge a pag.39 quesito B2: Quali strumenti sono efficaci per l’individuazione dei bambini a rischio di DSA? L’obiettivo è quello di individuare una popolazione a maggiore prevalenza di DSA, che più della popolazione generale può trarre beneficio dal fatto di essere seguita in modo specifico, purché l’approccio adottato sia di tipo non medicalizzato, ossia erogato da genitori e insegnanti in primo luogo e da figure specialistiche in seconda battuta).

La scuola ha il dovere di individuare i bambini che manifestano disturbi specifici dell’apprendimento, ma mediamente gli insegnanti non hanno una formazione adeguata e troppo precocemente richiedono ai genitori una diagnosi di disgrafia senza prima consigliare di ricorrere al supporto di un educatore specializzato che possa seguire individualmente il bambino.

Oggi si predilige quindi un intervento medico che in realtà dovrebbe essere richiesto solo dopo un tentativo di recupero delle abilità grafo- motorie da parte di un esperto.

È importante chiarire che l’approccio educativo non può mancare tra l’individuazione del problema e la diagnosi poiché la l’azione educativa potenzia e recupera mancati apprendimenti. 

Nella maggior parte dei casi la somministrazione di uno specifico e costante percorso educativo previene e risolve le problematiche legate alla scrittura dei bambini; e solo laddove non ci sia un recupero sufficientemente utile alle abilità scolastiche sarà lo stesso educatore a consigliare alla famiglia di rivolgersi all’équipe medica preposta.

 

L’educatore è un professionista che agisce sia in ambito preventivo che rieducativo; nel primo caso affianca l’insegnamento sviluppando e potenziando le abilità grafo-motorie in modo individuale e personalizzato in base alle caratteristiche del bambino; nel secondo caso, l’educatore recupera mancati apprendimenti e potenzia quelli in essere al fine di far raggiungere al bambino o al ragazzo un gesto grafico fluido e poco faticoso.

 

12 anni Prima e dopo il percorso di rieducazione della scrittura

Impugnature bambino 5 anni prima e dopo l’intervento dell’educatore

L’educatore, attraverso un percorso personalizzato, porterà il bambino ad avvicinarsi alla scrittura e a scoprire il piacere di scrivere e disegnare; e attraverso giochi e strumenti adeguati il bambino si sentirà capito e facilitato in un apprendimento che non è per nulla spontaneo.

Oggi esistono molte figure differenti che si occupano di scrittura, come ad esempio la figura del rieducatore della scrittura per la prevenzione e il recupero delle abilità grafo-motorie, figura specifica che utilizza tecniche e strategie di intervento consolidate da più di un secolo di esperienza dalla Scuola Francese (Oliveaux R. Thoulon-Page C. ecc.).

È importante rivolgersi ad un rieducatore della scrittura quando tuo figlio:

  • Assume posture ed impugnature disfunzionali con progressivi dolori e difficoltà di movimento. In fase si apprendimento, già a 4/5 anni è possibile intervenire;
  • Fa fatica nell’apprendimento della scrittura, nel senso del controllo e nella precisione del gesto grafico; nella disposizione spaziale che si concretizza nel disordine nel foglio e nella direzionalità delle lettere;
  • La scrittura non è adeguata alla sua età o al gruppo classe;
  • Ha un rifiuto dell’attività grafica: non riesce o non vuole disegnare.

 

Non sottovalutate la scrittura e la capacità di impugnare una penna perché la scienza conferma che pensiero e scrittura sono fortemente influenzati e chi scrive a mano dimostra un pensiero più profondo di chi scrivere al computer.

 

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